La diagnostica prenatale non implica necessariamente posizioni radicali. Fare diagnosi prenatale significa conoscere e informare; consente ai genitori di prepararsi all’arrivo di un bimbo con disabilità, oppure preparare una equipe medica specializzata al parto di un bambino che necessiterà di cure specifiche, e per il quale le prime ore di vita potrebbero fare la differenza. Tra gli strumenti a disposizione esistono esami non invasivi (ecografia, bi-test e nipt) ed esami invasivi (amniocentesi e villocentesi). Gli esami non invasivi forniscono una indicazione di tipo principalmente statistico; infatti, laddove essi dovessero indicare un rischio, l’indicazione è di ricorrere alla diagnostica invasiva. Amniocentesi Attraverso le cellule fetali presenti nel liquido amniotico si analizza l’intero corredo cromosomico del feto allo scopo di escludere anomalie cromosomiche e valutare il rischio di alcune malformazioni. Si esegue tra la 15ª e la 17ª settimana di gestazione ed è indicata in caso di: L’esame si esegue in ambulatorio chirurgico sotto guida ecografica. L’ago attraversa la parete uterina e le membrane amniotiche e preleva dal sacco amniotico una quantità di liquido (20 cc.) non influente per il benessere del feto (il prelievo dura circa un minuto). Solo nello 0,5% dei casi possono sorgere complicanze; nondimeno, è utile ricordare che il Servizio Sanitario Nazionale offre gratuitamente l’amniocentesi alle donne che abbiano le indicazioni di cui sopra.
GRAVIDANZA
Diagnostica prenatale