Per chi allatta, la comparsa di un ingorgo mammario è una circostanza molto frequente. Come lo si riconosce? I segnali principali sono la presenza di dolore alla palpazione (e in alcuni casi anche senza il bisogno di condurre questa verifica!) e l’arrossamento. È possibile che insorga la febbre (sotto 38°C); una febbre più alta è invece sintomo di mastite. Ingorgo mammario Per quanto l’ingorgo tenda a risolversi spontaneamente attaccando il bimbo al seno, ci sono alcune cause che è opportuno conoscere e certi rimedi che possono aiutare. L’ingorgo è dovuto a un’inadeguata rimozione di latte dai dotti galattofori, la quale dà luogo alla formazione di un galattocele, il quale a sua volta provoca un’ostruzione. Avvertirete un indurimento percepibile tastando il seno. Occorrerrà non rimandare e tentare di risolverlo in tempi rapidi, perché l’ingorgo non di rado conduce alla mastite, perché il latte materno rappresenta un ottimo terreno di coltura per i batteri. A cosa è dovuto? Può capitare che il neonato non succhi tutto il latte perché la produzione è molto abbondante, perché egli non si attacca correttamente, o perché non è in grado di succhiare quando e quanto vorrebbe. La produzione di latte molto denso, inoltre, può impedire al condotto di svuotarsi; è il caso di ricordare che è sempre fondamentale un’idratazione ideale quando si allatta. Cosa fare in caso di ingorgo mammario? Certamente continuare ad attaccare il neonato aiuta, perché la suzione favorisce lo svuotamento; e accertarsi di indossare biancheria che non comprima troppo. Sarà utile applicare impacchi caldi sul seno e massaggiarlo delicatamente in modo da facilitare la fuoriuscita del latte; in genere una buona doccia calda risolve il problema. Viceversa, l’esperienza suggerisce che l’uso della pompa tiralatte tenderà a rimuovere l’ingorgo solo temporaneamente: come detto, a ogni stimolazione (meccanica in particolare!) corrisponde una maggiore produzione di latte, che giustappunto in questo caso potrebbe, in capo a qualche ora, ritorcersi contro di voi. Mastite Per contro, la mastite puerperale è un processo infiammatorio di origine infettiva, ed è purtroppo molto diffusa. Ne è la causa l’ingresso di germi nei dotti galattofori. L’allattamento causa una loro naturale dilatazione, e anche il calore del contatto col bambino fa la sua parte: per queste ragioni occorre prestare la massima attenzione al potenziale ingresso di patogeni. Dunque la mastite deve essere soprattutto prevenuta: lavare il seno con acqua tiepida prima e dopo ogni poppata con un sapone neutro non profumato basterà. Una scarsa igiene locale è il primo nemico, e il secondo sono eventuali lesioni cutanee provocate dal neonato. In quest’ultimo caso occorrerà capire come attaccare correttamente il bambino, perché lesioni e ragadi indicano che il bimbo non sta succhiando in modo corretto). C’è una buona notizia: la mastite può essere curata senza sospendere l’allattamento. Contrariamente a ciò che si potrebbe pensare, i batteri implicati nell’infezione sono pressoché innocui per la salute del piccolo; anzi, sembra che l’allattamento sia un valido ausilio per velocizzare il recupero della madre, dato che favorisce il drenaggio del seno, evitando la diffusione dell’infezione nelle altre aree sane della mammella. Ci preme puntualizzare che la mastite non deve assolutamente essere sottovalutata: si tratta di una patologia piuttosto pericolosa: se non curata o sottostimata, può degenerare in complicanze serie. Cosa fare? Attaccare il bambino, e massaggiare il seno. L’impiego di calore diretto costituisce un rimedio piuttosto efficace per placare il dolore; l’afflusso di sangue accelera il recupero. Anche alternare impacchi caldi e freddi è un’ottima idea. Tutte le infezioni tendono a risolversi naturalmente: prima di ricorrere ai farmaci consultate il ginecologo. Nella fattispecie i farmaci più utilizzati in terapia sono gli antidolorifici (per alleviare sintomi come dolore, gonfiore, infiammazione) e gli antibiotici (per rimuovere il batterio scatenante).
GRAVIDANZA
Ingorgo mammario e Mastite